Sant'Agata, Gesesa risponde al Comune. Ed annuncia rimborsi

 Sannio Quotidiano Sabato 27 Febbraio 2021


La Gesesa accoglie le giuste doglianze del Comune di Sant'Agata de' Goti. Ed annuncia, oltre ad una procedura interna nei confronti del postalizzatore, anche attività di rimborso a favore dei cittadini eventualmente danneggiati. È questo il contenuto di una nota posta all'attenzione dell'Amministrazione Riccio dalla Azienda di servizi idrici. “Pervengono allo scrivente numerosissime lamentale da parte di cittadini circa l’invio da parte di codesta società di “Raccomandate” in cui si invitano í cittadini al pagamento della fattura dei consumi idrici scaduta nel mese di novembre 2020″. Così aveva esposto, qualche giorno addietro, il Primo cittadino Salvatore Riccio. 

“In mancanza del pagamento – aveva proseguito il sindaco di Sant’Agata de’ Goti l’attivazione delle procedure di costituzione in mora e, per ultimo, la sospensione e disattivazione della fornitura". "Lo scrivente, da una verifica, ha accertato - aveva ulteriormente rappresentato - che nella stragrande moltitudine dei casi le fatture dei consumi idrici con scadenza novembre 2020 sono state, di fatto, recapitate dal servizio postale nella seconda quindicina di gennaio. Per il ritardato pagamento, quindi, non deve essere data alcuna colpa al cittadino ma le cause vanno ricercate altrove. Con la presente , pertanto - era stato l'auspicio di Riccio - si invita codesta società ad attivarsi affinché questi disguidi, per il futuro, non dovranno più verificarsi e di astenersi dal far pagare nella prossima fattura anche i costi delle “Raccomandate” inviate per i cittadini che hanno provveduto al pagamento della fattura dopo la data di effettivo ricevimento della stessa”. 

Ora, quindi, la risposta di Gesesa che annuncia un'attività di accertamento interno finalizzata a capire il motivo del ritardato invio delle missive oltre la data di scadenza garantendo, allo stesso tempo, come anticipato, una iniziativa di storno e di rimborso a favore di quanti si erano trovati a pagare spese di sollecito che in realtà non erano in alcun modo dovute

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