Sant'Alfonso, la Terapia intensiva è solo per i pazienti Covid

Sannio Quotidiano 13 Luglio 2021

Le notizie che arrivano dal Sant'Alfonso Maria de' Liguori non sembrano essere di quelle più rosee. 

Informazioni che trapelano dalla struttura ospedaliera di Sant'Agata de' Goti, infatti, dicono che la Terapia intensiva, per i casi "normali", non è funzionante. Meglio dirsi: il particolare reparto sarebbe riservato esclusivamente a pazienti Covid nel malaugurato caso, in futuro, si dovesse palesare nuovamente la disgraziata necessità. 

Per altre situazioni sanitarie, invece, la Terapia intensiva non sarebbe disponibile. 

Per tutte le varie fattispecie di malanno o di accidente, dall'emergenza di tipo cardiocircolatoria a quant'altro, quindi, qualora fosse necessario il supporto della T.I., si dovrà andare a Benevento. 

Ora come ora, quindi, la Rianimazione dell'ospedale di Sant'Agata de' Goti è priva di pazienti perchè - viva Iddio, sia chiaro - non vi sono necessità Covid-correlate in tal senso. 

Di una possibile "chiusura", in terra saticulana, della Terapia intensiva e del relativo trasferimento al San Pio di Benevento del personale dedicato, avevamo già più volte parlato nelle scorse settimane. 

Si fa, non si fa. 

Ora la "soluzione" che certo non fa che rafforzare le preoccupazioni rispetto alle sorti della struttura di contrada San Pietro. 

Che ospedale sarà mai - con l'ovvio rispetto per le alte professionalità che ivi lavorano - quello che non può contare su una Terapia Intensiva? 

Come si ricorda, il Sant'Alfonso è stato al centro di iniziative civiche di protesta, di manifestazioni. Tutto condito da una partecipazione molto parziale della gente, peggior nemico, quest'ultimo dato, per la causa ospedaliera. 

Urgerebbe una presa di posizione forte da parte delle Istituzioni locali. 

Ma soprattutto si dovrebbe ragionare sul destino del plesso che, nella sua attuale conformazione, è un doppione di altri indubbiamente più blasonati e frequentati. 

L'unica sopravvivenza vive nella sua "specializzazione". 

Che sia Polo oncologico, che sia una particolare branca pediatrica, che sia un Polo checchessia. 

O si va in questa direzione o si rischia, seriamente, di chiudere i battenti. 

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