Montesarchio, il racconto di Pasquale "Gli angeli del San Pio"

Sannio Quotidiano Domenica 17 Luglio 2022

Si chiamano Sabatino, Anna, Massimo e Franco. 

Quest'ultimo "da fare Santo subito". 

Sono alcuni dei nomi (e dei volti) della buona Sanità. 

Ebbene si perchè, se si deve a Cesare quel che è di Cesare, non esistono solo - e meno male - episodi di "mala" (Sanità). 

Ma vi sono, e sicuramente sono la schiacciante maggioranza, storie quotidiane di vite salvate, di pazienti curati con efficienza che trovano forma, ogni giorno, negli ospedali dell'intero territorio nazionale. 

L'ultima testimonianza positiva arriva da Montesarchio e, in particolare, dal signore Pasquale Crisci. 

Che, ricoverato il 21 giugno per uno sbalzo pressoreo, ha trovato nel personale del secondo piano di Malattie infettive del San Pio di Benevento un mix virtuoso di professionalità e, soprattutto, tanta tanta umanità. 

"Sono stato ricoverato il 21 giugno - fa presente Pasquale ai nostri taccuini - a causa di un picco di ipertensione. 

Una volta in ospedale sono stato sottoposto a tampone che, con mia sorpresa, in quanto asintomatico, è risultato positivo al Covid". 

Da allora inizia una trafila lunghissima di 23 giorni in una stanza curata, pulita ma, pur sempre, non più ampia di tre metri per tre. 

A rompere la preoccupazione, il disagio, la monotonia della interminabile degenza, la presenza di infermieri e Oss. 

"Ho trovato, ma non solo io, infermieri e Oss eccezionali. 

Si mettevano sempre a disposizione, supportando e dando continuo aiuto morale". Sabatino, Anna, Massimo e Franco - ovvero quello prima detto "da fare santo subito". 

"Potevano prendere il Covid loro stessi ma, ugualmente, ti davano spiegazioni - commenta ancora Pasquale - Esistono persone che meritano tutto il bene di questo mondo. 

Affrontavano turni duri, alabardati in tute che parevano scafandri. 

Ma sempre con massima disponibilità. 

Peccato - chiude il nostro alludendo ai dispositivi di sicurezza indossati - non poterli riconoscere, se capitasse, per strada". 

Complimenti a loro, complimenti ai loro colleghi ed ai medici tutti che, durante i primi drammatici mesi pandemici, sono andati - senza armi per combattere e tra mille incognite e paure - verso un destino che, per alcuni di loro, è stato irreparabile. 

Tutto per profonda dedizione al lavoro.

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