Picchiò il parroco di Bonea, incapace di intendere e di volere

Sannio Quotidiano Mercoledì 19 Aprile 2023

È stato assolto per incapacità di intendere e di volere. 
Parola fine per la vicenda che riguarda il boneano Tino De Nitto che si era reso protagonista, come si può ricordare, di una serie di spiacevoli eventi nella sua Bonea. Si era, in particolare, nell'anno 2020 allorquando, dapprima, si ricorda, nel mese di Giugno, De Nitto aveva inveito contro i dipendenti dell'ufficio postale e dell'Ente comunale della stessa Bonea – nella medesima mattinata – per poi essere fermato dai Carabinieri, accompagnato in Caserma e qui, all'atto della perquisizione, trovato con un'ascia all'interno dello zaino, fortunatamente non utilizzata. 
Le motivazioni sollevate dal 49enne, con un passato di dipendenze, erano state riconducibile ad una serie di futili motivi – per quanto riguarda le invettive rivolte ai dipendenti dello sportello postale, lo stesso aveva affermato di non aver ricevuto un estratto conto. 
Quindi, successivamente, l'episodio più grave con l'aggressione, ovviamente immotivata, al parroco della Comunità buccianese, don Alfonso Lapati, violentemente colpito con pugni al volto. Anche in questo caso la motivazione non era stata delle più “convincenti”, avendo riferito De Nitto di essere stato disturbato dall'altoparlante della chiesa. 
Tra gli eventi, giusto per non farsi mancare nulla, la restrizione ai domiciliari con successiva evasione e le nuove misure. Incardinatosi il lungo percorso processuale, nella mattinata di ieri si è tenuta presso il Tribunale di Benevento l'udienza finale a carico dell'uomo difeso dall'avvocato Stefano Melisi. 
Ad essergli contestati, come prima accennato, l'aggressione al parroco, resistenza a pubblico ufficiale con lesioni   a carico degli stessi e il reato, cui pure prima si è fatto riferimento, della evasione dagli arresti domiciliari. 
Il De Nitto, tuttavia, è stato assolto dal momento che, a seguito della perizia psichiatrica disposta dal Tribunale di Benevento, dietro la richiesta del difensore Melisi, è stato dichiarato non imputabile per infermità mentale nel momento in cui erano stati compiuti i fatti.

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