Droga in Valle Caudina, sconto di pena per i "casari"


Sconti di pena per i cosiddetti “Casari”. Sono quelli venuti dal secondo grado partenopeo che, accolte le tesi degli avvocati Davide Pascarella e Clemente Crisci, ha rivisto al ribasso quanto era stato sancito dal primo grado di Giudizio. Per Cesare Martone, nel dettaglio, ritenuto in un certo senso la guida del gruppo, è venuta condanna a 6 anni e 8 mesi (rispetto ai 10 anni e 4 mesi del primo grado); per Michele Gilles Papa l’Appello ha ridimensionato in 3 anni e 6 mesi la pronuncia iniziale a 5 anni e mesi uno. Ed ancora Salvatore Quartara che ha ricevuto condanna a anni 2 e mesi 4 (3 anni ed un mese in sede di primo grado) e, per concludere, un anno e 4 mesi per Giorgio Affinita che in primo grado aveva buscato un anno e 5 mesi di condanna. L’operazione, si ricorda, scattata il 9 Maggio 2022, aveva acceso i riflettori su un ulteriore gruppo del Sanfeliciano, ma essenzialmente operativo in Valle Caudina, dedito al traffico di stupefacenti. Il blitz, a esito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica – Dda di Napoli - era stato eseguito dai Carabinieri della Compagnia di Montesarchio e si era tradotto, come da volontà del Gip, in una misura cautelare in carcere, due arresti domiciliari ed un obbligo della presentazione alla Polizia giudiziaria. Per la Dda, tuttavia, quella ordinanza, che aveva accolto solo parzialmente le richieste, non era stata soddisfacente. E, quindi, attraverso ricorso, era stata richiesta la misura della detenzione in carcere per tutti i soggetti indagati ovvero lo stesso Cesare Martone (45enne di Talanico), Biagio Angelo Carfora (51enne di Arienzo), Michele Gilles Papa (39enne di Santa Maria a Vico), Salvatore Quartara (41enne di San Felice a Cancello), Pellegrino Di Rosa (46enne di Talanico). E, ancora, Aniello Martone, Vito Quartara, l'airolano Francesco Vassallo (40 anni) e Giorgio Affinita, 27enne sanfeliciano. L’indagine, si rammenta, era stata avviata nel novembre del 2019 e si era conclusa nel mese di Settembre 2020, consentendo di accertare - come da ricostruzione degli inquirenti - la operatività della associazione criminale nello spaccio di sostanze quali hashish, crack e cocaina ed operativa in un’area territoriale ricompresa essenzialmente tra i Comuni di Airola, Montesarchio, Cervinara, Rotondi ed Arpaia. In particolare, le risultanze investigative avevano fatto emergere, in modo chiaro, che le cessioni venivano effettuate seguendo uno schema definito “itinerante” ovvero recandosi il pusher incaricato direttamente presso ciascun acquirente al quale veniva indicato, per l’incontro, un luogo preciso e, di volta in volta, diverso. Facendosi precedere l'incontro vero e proprio da contatti telefonici, di brevissima durata, nel corso dei quali, con un linguaggio criptico e convenzionale, si pattuiva il quantitativo di sostanza oggetto della cessione e si stabiliva il luogo dell’appuntamento. Dopo la mano pesante del primo grado, tornando ad ora, l’Appello che attenua le condanne. 

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